martedì 31 gennaio 2012

13 Anni

[Non ho foto oggi.
E come sempre, quando non ho foto,
ho un racconto lungo del difficile passato]

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Poi vennero gli anni in cui i cieli diventarono sempre grigi.
Non pioveva e non c'era il sole.
Il cielo era sempre uguale, di un grigio uniforme, ne chiaro ne scuro
che si estendeva su tutta la volta.
Non era grigio chiaro come qualcosa di leggero e passeggero.
Non era scuro come quando è carico di rabbia o di cattivo umore.
Il sole non esisteva più.
Probabilmente non era mai esistito.

Il fallimento allo svezzamento,
il fallimento nel rapporto con i genitori,
la caduta dalle braccia della madre,
erano diventati negli anni
difficoltà di rapporto con la realtà.
A 13 anni, la scoperta dell'altro sesso,
causò la crisi insostenibile.
L'identità interna non era sufficiente
a reggere il rapporto con le ragazze.
Avrebbe dovuto maturare di più,
avrebbe dovuto strutturarsi di più,
trovare forza, sicurezza, coraggio.
Ma così non era stato ed adesso
l'insicurezza nel rapporto con le ragazze
diventava crisi ed aggressione del rapporto con la realtà.

L'isolamento e la solutidine diventavano
sparizione del mondo femminile
e nascondevano il terrore della delusione
ed il terrore del vuoto interiore.
La fantasticheria sostituiva i tentativi di rapporto
e copriva il mondo di una coltre nera, appiccicosa e soffocante.
La fantasticheria era la malattia stessa
ma si mascherava da innocuo placebo.
Si mascherava da fantasia raccontando
che pensare la realtà diversa da quello che è
fosse fantasia.
Ma non era fantasia dal momento che non interagiva
con il mondo. Ne creava uno diverso.
Sconnesso, avulso, separato, dissociato.

La fantasticheria era un tarlo della mente.
Si camuffava da pensiero e pensiero non era.
Era acido corrosivo per i neuroni.
Era droga che uccide le cellule del cervello
e dà dipendenza.
Era impossibilità di ritrovare il coraggio
di affrontare il rapporto
con il profondamente sconosciuto e perturbante corpo femminile.
La fantasticheria erano ragazze bellissime
ed innamorate di me.
Senza fatica, senza rapporto, senza preamboli,
senza ricerca, senza tentativi, senza corteggiamento,
senza problemi ... si concedevano e mi ammiravano.

La fantasticheria durò anni.
Almeno fino ai miei 18. Tutto il liceo.
Il mio rendimento scolastico, che era sempre stato molto buono,
calò vistosamente a causa della perdita di rapporto con la realtà
ed a causa della svalutazione del contenuto della realtà.
Non era più la realtà ad avere valore.
La realtà avrebbe avuto valore solo qualora fosse
per caso coincisa con le mie fantasticherie prive di rapporto.

La fantasticheria uccideva il rapporto ancora prima che nascesse,
perchè immaginava a priori ciò che sarebbe stato,
dipingeva il futuro, lo inventava per quello che non era
e cosi facendo rendeva il futuro stesso inaccettabile.
Il futuro poi diventava presto il presente persecutorio
fatto di cieli grigi che non avevano mai conosciuto il sole.
Il grigio era il colore del mondo svalutato.
Il grigio era il colore del mondo visto da occhi svuotati.

Perché il colore delle cose non sta negli oggetti stessi
ma nell'affetto che mettiamo quando guardiamo.


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Eppure non era sempre stato così.
La crisi era stata scatenata dal possibilità di rapporto con le ragazze.
Dalla scoperta del loro corpo e del mio.
Dalla scoperta del loro pensiero e del mio.

Prima di allora ero sempre stato un ragazzo vivace, allegro, vitale, capace.
Ero sempre stato il ragazzo di cui parla Dario nella sua bella lettera.
Correvo, saltavo, mi arrampicavo, pensavo.
Giocavo, esploravo.
Trainavo gli amici in imprese impossibili.
Mi affezionavo profondamente agli amici.
Credevo al contenuto sano degli esseri umani.
E ci credevo al tal punto che sapevo già verbalizzare questo concetto.
Ero già convinto, come lo sono ora,
che gli esseri umani nascono buoni.
Credevo alla bellezza di stare e fare insieme.
Credevo alla possibilità di affrontare tutto
ed alla possibilità di riuscire nei percorsi travagliati.
Anzi, i percorsi travagliati mi sembravano belli.
Gli ostacoli mi sembravano il bello della realtà
perché davano la possibilità a ciascuno di confrontarsi con le sue capacità.
Sentivo le mie capacità commisurate a qualunque sfida il mondo ponesse
e sentivo perciò la soddisfazione di riuscire in ciò che provavo a fare.

Vitalità.
Si, la vitalità era ciò che mi caratterizzava.
La vitalità mi faceva muovere e mi faceva pensare.
La vitalità non permetteva di perdere il rapporto con la realtà
neanche un minuto, neanche quando dormivo.
La vitalità guidava i miei piedi e le mie mani quando salivo su alberi di venti metri.
La vitalità guidava le mie braccia e le mie mani quando pedalavo solo e felice
all'Albereta e lungo l'Arno alla Nave a Rovezzano.
La vitalità creava le immagini dei miei sogni quando dormivo tranquillo la notte.

Ma qualcosa era fallito nel rapporto con gli adulti.
E questo qualcosa avrebbe poi creato il vuoto
che avrebbe reso difficile il rapporto con le ragazze.

[segue ...]

guzman





lunedì 30 gennaio 2012

Matematica dell'allattamento dei gemelli

Arriva il freddo, ci siamo attrezzati ...





Questo è un post un po' diverso dagli altri.
In cui per una volta, e per gioco, mi lascio andare a divagazioni anomale che
mischiano matematica e accudimento dei bimbi.
Se non amate la matematica ...
beh, allora non leggete ed aspettate il prossimo post.

Matematica dell'allattamento dei gemelli.

Un bambino può attaccarsi alla poppa in 4 posizioni di base.


0.0 - Può stare con la pancia a contatto con una tetta e poppare dall'altra (posizione standard),
0.0 - Può stare come nella Posizione 0.0 ma con il corpo che si allontana da quello della mamma
(ci può essere bisogno di un guanciale per sostenerlo),

1.0 - Può stare sotto al braccio della mamma (posizione rugby),
1.1 - Può stare come nella Posizione 1.0 ma con il corpo che si allontana da quello della mamma
(ci può essere bisogno di un guanciale per sostenerlo).

Possiamo descrivere le posizioni anche come:
0.0 - Esterno a Contatto
0.1 - Interno a Contanto
1.0 - Interno Senza Contatto
1.1 - Esterno Senza Contatto

E già questo è un piccolo esercizio di matematica nel senso che visto che un bambino può essere interno o esterno ed a contatto oppure senza contatto si ottengon 2x2 = 4 posizioni di poppata
ed avrete notato che il primo numero nella nome della posizione indica se è il bambino è interno o esterno (0/1) ed il secondo numero nel nome della posizione indica se il bambino è a contatto oppure no (0/1).
Avrete anche notato che i nomi delle posizioni corrispondono ai numeri in base 2 con 2 cifre.

Ma la questione è:

In quante posizioni possono stare a poppare due bimbi simultaneamente ?

La risposta sembrerebbe banale:
4 scelte per il primo bambino e, per ciascuna di queste, 4 scelte per il secondo bambino
per un totale di 16 posizioni se si considerano i bambini come diversi,
oppure 4 + 3 + 2 +1 = 10 posizioni se considerano i bambini come uguali.

Però: non tutte le posizioni che si ottengono con questo calcolo sono materialmente possibili.

Per esermpio non è possibile, non in modo naturale,
mettere tutti e due i bambini nella Poszione 0.0 (su tette diverse).
In generale se i bimbi sono due la Posizione 0.0 non può essere assunta da nessuno dei due
perché in tale posizione il bimbo prende una tetta con la bocca e occupa l'altra con la pancia.
Per cui le posizioni possibili per un bambino quando poppa in tandem
diventano 3.

Ed allora i modi in cui possono poppare simultaneamente i gemelli sono:
3x3 = 9 se si considerano i bimbi diversi,
3+2+1 = 6 se si considerano i bimbi uguali,
come si capisce dal seguente schema in cui:
il primo rigo rappresenta le posizioni in cui il bimbo blu è messo a rugby (Posizione 1.0),
il secondo rigo rappresenta le posizioni in cui il bimbo blu è messo nella Posizione 0.1,
il terzo rigo rappresenta le posizioni in cui il bimbo blu è messo nella Posizione 1.1.
Se i bimbi vengono considerati equivalenti
allora ci sono 3 posizioni che sono speculari di altre tre posizioni.

La seconda posizione del secondo rigo ha senso solo
per i bimbi piccoli perché devono essere accavallati e quando sono grandi si fanno male.

La terza posizione del primo rigo non ha molto senso
perché mette il bimbo rosso inutilmente in maniera volante.
La terza posizione del primo rigo non ha molto senso
perché mette i bimbi inutilmente in maniera volante.

Escluse queste due posizioni inutilmente scomode
ai nostri bimbi abbiamo fatto sperimentare tutte le altre.
La posizione con entrambe in bimbi a rugby (primo rigo, prima colonna)
è quella più comune.
Ma a volte capita di usare anche quella accanto (primo rigo, seconda colonna).

rugby-rugby, vista dall'alto, visuale di Maria Carla.
rugby-rugby, bimbi invertiti, vista dall'alto, visuale di Maria Carla.
posizione del primo rigo, seconda colonna dello schema, vista dall'alto, visuale di Maria Carla.
[non ho foto delle poche volte che abbiamo sperimentato 
la posizione al centro dello schema con i bimbi sovrapposti]

Ecco,
questo era un post diverso che avevo in mente da un po' di tempo.

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"Intersezione".
Sempre in argomento matematica ed allattamento:
Maria Carla può dormire solo nei periodi di intersezione tra il sonno dei due bimbi.
Detto in altre parole:
se di notte uno dei due bimbi si sveglia
allora Maria Carla non può dormire perché deve allattare il bimbo.

Per la precisione bisogna aggiungere
che grazie ad una postazione che abbiamo sistemato ad hoc
i bimbi possono stare nella posizione rugby-rugby e Maria Carla può dormire seduta.
Non è la stessa cosa che dormire a letto,
però recupera almeno un po' di sonno.

ciao,
guzman.





domenica 29 gennaio 2012

Gli sguardi di Linda - Appunti 15.



Bello !!!!!!!
Eravamo per strada.
Parlavamo con una persona.
Luca e Linda dormivano in fascia.
Alla fine nel salutare ci siamo scambiati vari "Ciao":
ciao, ciao, ciao ...
E dalla fascia
giunge chiaro e netto un "aaaooo"
con lo stesso tono dei nostri "ciao".
Luca aveva sentito nel sonno
ed avevo risposto, come fa di solito, con il suo "aaaooo".
E' stato bellissimo.
Noi increduli
e lui che continuava a dormire.

Maggiori stimoli.
I bimbi hanno cominciato a sopportare, e richiedere, stimoli maggiori.
Giocano più a lungo, osservano di più, hanno bisogno di maggiore esercizio fisico.
Li facciamo stare nella palestrina e li facciamo strisciare a pancia in giù,
oltre a farli rotolare e massaggiarli in vario modo.
Come sempre, bisogna considerare
che avranno 4 mesi il 10 febbraio,
ma come sviluppo delle capacità hanno 2 mesi e mezzo,
visto che sono nati un mese e mezzo prima.
Siamo contenti di come vanno le cose,
ma ancora una volta vorremmo saperne di più ...
tutto è nuovo e sconosciuto.

I bambini degli altri.
Quando non avevo figli (strano dirlo, è la prima volta ...)
guardavo i bimbi degli altri e tutto mi sembrava facile.
Era facile, mi pareva, capire il senso delle richieste,
il senso dei pianti, il senso dei loro gesti.
Era facile valutare l'umore dei bimbi
e mi sembrava che sarebbe stato facile
prendere le decisioni giuste per il benessere dei piccoli.
Adesso che abbiamo Linda e Luca,
tutto ciò mi appare come un miraggio
e nulla più sembra così facile.
Su ogni decisione pesano mille pro e mille contro,
e la scelta finale diventa sempre complessa.

Video senza sonoro.
Riguardavo il video degli "ahhohh" di Luca
e lo guardavo, per non disturbare i bimbi, senza sonoro.
E' curioso, è interessante guardarlo senza sonoro.
Si colgono mille sfumature in più nelle espressioni facciali.
Quando c'è il sonoro l'attenzione va ai suoni emessi da Luca.


Colombre 2.
Veniva su il nero dal profondo dell'animo umano.
Gli uomini terrorizzati provavano a rimandarlo giù.
Spaventati da quelle immagini mostruose provavano a soffocarle,
a rimandarle da dove erano venute.
Ma il fatto stesso di soffocare quelle immagini rendeva gli uomini tristi
e non capivano perché.
No!!! Gridavano, quando vagamente intuivano che uccidendo il colombre
avrebbero ucciso anche qualcos'altro.

Il mostro non era necessariamente malvagio.
Il mostro non era sempre stato tale.
Il mostro portava con sè il ricordo e la possibilità per gli uomini di essere felici.

Intuivano gli uomini che uccidere il colombre sarebbe stato come uccidere se stessi,
tradire se stessi.
Intuivano gli uomini che il nero e il cupo che veniva da dentro portava con se anche il ricordo della vitalità.

Intuivano, ma nessuno arrivava ad avere il coraggio di guardare in faccia il colombre.
Meglio aspettare, meglio rimandare, meglio fuggire ed attendere occasioni migliori.

Ed il colombre, triste ma ostinato, tornava negli abissi momentaneamente
per poi riemergere appena poteva.

_______________________

Una parola manca in questa storia.
Una parola sola avrebbe fatto la differenza.
Una parola difficile e difficilmente compresa.

Trasformazione.

Nessuno aveva avuto il coraggio di pensare che gli uomini si trasformano.
Che il desiderio deluso diventa rabbia.
Che la rabbia delusa diventa odio.
Che le immagini nere erano il dopo di un prima in cui si credeva in qualcosa.
Che il dentro mostruoso degli uomini era stato in precedenza il dentro fantastico degli uomini e che tale poteva ridiventare.

Trasformazione.

Il colombre si poteva affrontare.
ll colombre si poteva guardare senza morire.
Il colombre portava con sè la possibilità per gli uomini di essere vitali, liberi, sani.
Il cupo ed il nero si poteva superare.
Gli uomini si potevano trasformare.

Stefano se ne rese conto quando era ormai vecchio.

guzman.


sabato 28 gennaio 2012

Luca dice AhhOhh, video - Appunti 14

Ancora sugli "AhhOhh" di Luca. 
Non ho parlato abbastanza degli "AhhOhh" di Luca.
Non ho detto abbastanza della sua gioia nel sapere di poter anche lui fare i suoni che fanno gli altri esseri umani.
Della sua gioia nel guardare un volto,
dire "AhhOhh" e sentirsi corrisposto.
Dire "AhhOhh" è una chiave, un passepartout.
Di fronte a nuove persone,
in condizioni di calma,
parte subito con gli "AhhOhh" per fare amicizia,
per mostrare la sua appartenenza alla stessa specie.
La sua voglia di interagire.
Ne è fiero, contento, estasiato.

Lo potete vedere nel video qua sotto ...

AhhOhh


Palestra.
Ieri abbiamo iniziato a usare la palestrina:
quel tappetino con tanti giochi incorporati ed appesi.
Fin'ora facevamo giocare i bimbi nel fasciatoio con alcuni giochi
e facendogli fare alcuni esercizi fisici
ma lo spazio non bastava più.
La palestra gli è piaciuta da matti.
Sono stati un'ora imbambolati a guardare tutto e cercare
di capirci qualche cosa.
E' arrivato anche il momento in cui provano vagamente autonomamente
ad afferrare gli oggetti per cui la palestra offre tanti stimoli adatti a loro.
Abbiamo usato anche un rotolone di scottex
per metterci, uno alla volta, i bimbi sopra:
loro spingono con i piedi e rotolando sullo scottex procedono in avanti.
Sia Luca che Linda spingevano a più non posso
e facevano anche dei gran ruzzoloni.
Nel far provare loro la palestra
ci siamo resi conto che basta un attimo
per rimanere indietro rispetto alla loro crescita
e, senza volere, continuare a proporre stimoli
che sono sottodimensionati per le loro capacità ed interessi.

Perchè anche quando non sembra,
anche quando dormono,
anche quando sembrano distratti ...
stanno crescendo di fisico e di testa a tutta velocità.

Questa crescita continua
ci obbliga anche a continui aggiustamenti della casa
per quanto riguarda la disposizione e l'uso di attrezzature varie.
Per cui mi ritrovo ogni pochino a smontare lettini, spostare fasciatoi,
montare palestre, cambiare posizione alle seggiole a dondolo che usiamo per stare con loro, ecc.

Ciuccio e mano.
Alla fine riguardo al ciuccio stiamo procedendo senza farne uso.
Talvolta, raramente per adesso, Linda si ciuccia la mano
ma di solito gli bastano pochi minuti per addormentarsi.
Ed a questo proposito ho fatto forse una scoperta curiosa.
Ovviamente si pensa che il ciucciarsi la mano
serva a consolarsi ed a trovare un punto in cui fermare la bocca
e la suzione che fanno fatica ad arrestarsi.
Ma forse, nel vedere le cose così, si perde metà della storia ...

Quando Linda è accanto a me e si ciuccia la mano,
io ho provato a iniziare a ciucciargliela anche io,
senza spostargliela.
Appena inizio a ciucciargliela io,
lei distende il braccio e me la offre
come se il ciucciarsi la mano
fosse un modo non solo di soddisfare il bisogno di suzione della bocca,
ma anche un modo di soddisfare il bisogno di stimolazioni tattili della mano.
Se smetto di ciucciargli la mano
lei ricerca di nuovo la mia bocca
e prova a vedere se ricomincio a ciucciargliela.
Poco dopo si addormenta.
Il bisogno di stimolazioni tattili della mano
andrebbe anche d'accordo con la loro aumentata curiosità nell'afferrare gli oggetti.
Si nota anche una maggiore capacità
di distendere le dita della mano
che non restano più appallotolate e chiuse a pugno come prima.

Mi viene in mente che gran parte del cervello
degli esseri umani è dedicata alla gestione delle mani.
Se rappresentassimo un uomo
facendo ogni organo in proporzione
con lo spazio che gli viene dedicato nel cervello
allora verrebbe fuori un disegno del genere:
Come si vede le mani e la bocca sono le parti
a cui viene dedicato più spazio nel cervello.
Per cui ciucciarsi le mani dev'essere la goduria
paradisiaca per le sinapsi in formazione.


Bip bip. 
Fino al terzo mese circa
Linda, nei momenti topici della giornata,
emetteva sempre un curioso "bip bip" ottenuto
vocalizzando l'ispirazione dell'aria.
Adesso ha smesso
e volevo scriverlo per averne ricordo.

Continuità.
Una delle cose che più stravolgono
quando si hanno dei figli
è la continuità di attenzione richiesta.
Nulla nella mia vita mi aveva mai richiesto
di stare attento tutto il giorno, tutti i giorni, con continuità.
In questo momento i nostri fisici e le nostre menti
sembrano aver accettato la cosa
per cui risuciamo a essere presenti alle esigenze dei bimbi
senza avvertire troppo stress.

Ancora sulla fascia.
Mettere i bimbi in fascia per andare a camminare
è uno dei momenti più rilassanti della giornata
perché è uno dei pochi momenti
in cui le attenzioni richieste sono poche:
i bimbi stanno li e di solito dormono tranquilli
(con un sonno più profondo di quando
dormono da soli sul letto).
In più si hanno le mani libere per cui
uno può comprarsi qualche sfizio
o sbrigare qualche questione burocratica in qualche ufficio.

Anche la fascia, col crescere dei bimbi,
ha richiesto vari aggiustamenti di tensione
e di modo di essere indossata,
ma per adesso la sensazione è che la si possa
usare ancora per vari kili in più.

Addormetare Luca. La voce.
I bimbi i questo periodo dormono nel nostro letto
in uno spazio riservato a loro.
Linda si addormenta facilmente durante le ore notturne.
Luca invece ha bisogno che gli si parli a lungo:
gli piace ascoltare la voce di Maria Carla
ed è l'unica cosa che lo calma del tutto.

E' interessante il fatto che, quando siamo per strada,
i rumori forti delle macchine o di altri macchinari
non disturbano il sonno dei bimbi.
Neanche le voci mie e di Maria Carla li disturbano.

Ma se la voce di qualche estraneo
giunge troppo forte alle loro orecchie
allora possono destabilizzarsi
ed avere reazioni che vanno dal piccolo mugolio
allo svegliarsi arrabbiati.

E' come se la presenza di persone sconosciute
costituisse uno stimolo troppo forte ed insopportabile
nel momento in cui vogliono dormire.
Mentre la stessa cosa non vale per il rumore forte
di un motore perché sanno bene
che è molto meno interessante.

Detto in altre parole:
il rumore non da noia,
ma le voci degli esseri umani non sono rumore,
sono stimolo, sono possibilità di interazione,
sono informazione.

Ancora sul nostro Assunto 1.
Dicevo che il nostro assunto numero 1
è che le richieste di un neonato
non posson mai essere sbagliate. 
Nel caso di Luca diverse persone
ci consigliavano di insistere a farlo dormire da solo
anche se non voleva e non ce la faceva.
Maria Carla ha invece deciso di rispondere
alle sue richieste e Luca ha dormito su di lei per mesi.
Ora tutt'a un tratto le cose vanno meglio
e lui di punto in bianco accetta di dormire da solo.

Rispondere alle esigenze li rende più sicuri.

Leggere.
Vorrei trovare il tempo di leggere di più
per sapere con più precisione
cosa sta avvenendo nelle loro teste.
Per sapere quali sono le fasi che stanno
affrontando.
Ma trovare il tempo per tutto è impossibile.
Tocca lasciarsi guidare dagli eventi.






venerdì 27 gennaio 2012

Luca guarda il mondo

Nell'ultimo mese Luca è molto cresciuto come comportamento.
Adesso sta sveglio molto più a lungo, ride, vocalizza e gioca.

Ecco alcune sue foto dell'ultimo mese in ordine cronologico inverso.



giovedì 26 gennaio 2012

Appunti 13.

Ancora una volta ...
piccoli commenti.
Durante la giornata sono decine i momenti
che uno vorrebbe catturare. Eccone alcuni.

Ma prima un po' di foto:
foto scattata da Margherita
foto scattata da Margherita
Un minuto di foto e di espressioni

Appunti 13.

"Attendo di uscire"
Dopo poppato,
nelle ore in cui sappiamo che Linda potrebbe stare male con lo stomaco,
usciamo a passeggiare con i bimbi nella fascia e tutto le passa.
Linda di solito si lascia mettere nella fascia
di buon grado
ma finché non si esce di dal portone del nostro edificio
resta vigile a controllare che si esca davvero.
Al primo passo fuori casa
si addormenta.

Dialogo allucinato di due mesi fa.
Riporto un dialogo avvenuto tra me e Maria Carla
un paio di mesi fa.
Io ero in cucina con entrambe i bimbi su di me.
Sottolineo entrambe.
I bimbi si svegliano ed io chiamo Maria Carla
che, per una volta, riposava in camera da sola.

io: Maria Carla !!! E' l'ora !!! Vieni !!!
mc: non posso muovermi, ho linda !!!!!!
io (ridendo tra me e me): vieni con lei !
mc: non posso, l'ho persa !!!!!!!!!!!!!!!!!!
io (ridendo tra me e me): dove l'hai persa ?
mc: nel piumone !!!!!!!!!!!!!!
io (per farle capire che non ha senso quello che dice): tuffati sul piumone !!
mc: non posso, senno la schiaccio
io: allora fai una capriola e buttati di pancia ...
mc: ma no la trovo, non c'è nel piumone !!!!!!!
io: dai, calmati ... non hai mai avuto Linda stamattina ... è qui con me.

Ci ripensavamo ieri per strada e ridevamo come grulli.

Apprendimento inconscio.
Ho la netta sensazione che i bimbi
siano stati stimolati a vocalizzare
stando vicino ai nostri volti quando li teniamo in fascia.
Anche se dormono
evidentemente sentono ed ascoltano
me e Maria Carla che parliamo per ore.

Più bimbi che figli.
So di averlo già detto.Ma lo avverto molto forte.
Mi sembra che il rapporto con i bimbi migliori
se li consideriamo appunto bimbi
piuttosto che figli.
Non so se sia normale o sano,

ma mi sembra che nel considerarli figli
si corre il rischio di dare il rapporto per scontato
perché sarebbe in certo senso dovuto o ovvio.
Nel considerarli bimbi e basta
il rapporto diventa qualcosa da costruire.
La fiducia è qualcosa da conquistare.

"Quand'era piccola"
L'altro giorno mi è scappato detto,
in maniera del tutto naturale,
"quando Linda era piccola ...".
Il fatto è che adesso mi sembra
molto più grande e matura rispetto a prima.
E, sia Luca che Linda, mi sembrano
molto maturi per avere 3 mesi e mezzo di età
e 2 mesi di età evolutiva corretta
(scontando cioè il mese e mezzo di prematurità).

Forma del blog.
Su ciascuno dei piccoli appunti che faccio
avrei voluto scrivere un lungo e dettagliato post.
Con emozioni, commenti, sfumature, sviluppi ...
Ma tutto corre veloce
e questa è la forma che ha preso il blog ultimamente.
E forse è bello anche così.

Sognare.
Immaginate di avere in testa solo immagini vaghe.
Solo concetti vaghi ... e senza nome.
Avete l'immagine vaga di una tetta,
di un essere simile a voi, di un'altro essere simile a voi,
del momento in cui arriva qualcosa da succhiare e passa il dolore allo stomaco ...
Tutte immagini imprecise e tutti oggetti senza nome.
Cosa e come sognate se siete bimbi e le cose stanno così?
Eppure è evidente che sognano. E tanto.
Ed i sogni sono pensieri.

Qualche mese fa.
Fino a qualche mese fà. Sette/otto mesi fà.
Andavo a lavorare a scuola.
Era difficile.
Era impegnativo.
Venticinque ragazzi per varie ore la giorno
con richieste diverse, esigenze diverse.
Mille problemi.
Mille questioni.
Migliaia di dettagli a cui stare attenti nel preparare le lezioni
ed ancora più dettagli nello stare in classe nel rapporto con i ragazzi.

Ora voglio dire due cose:
- Sono stato catapultato in un universo nuovo. Ventiquattr'ore al giorno.
- L'impegno di allora non era niente.

La tetta è proprietà.
Ho scritto tanto sulla tetta in passato.
Non ho detto forse che la tetta è anche proprietà.
Momentaneamente proprietà.
I bimbi l'abbracciano, la tengono, la stringono.
E non è solo per stimolare il latte.
Sembra anche essere senso di appartenenza.
"E' mia. La tengo con me. Finché mi va."

Assunto 1.
Il nostro assunto numero 1
è che le richieste di un neonato
non posson mai essere sbagliate.
Si nasce sani.
Senza nessuna malizia.
Senza nessuna malattia psichica.
Si nasce sani ma in condizioni di benessere molto basso
a causa delle difficoltà da affrontare: fame, sonno, dolori ...
Se un bimbo chiede qualcosa
ha una precisa ragione per chiederlo
ed è più capace di noi adutli nel valutare
che si tratta di una vera esigenza utile a crescere bene.
Ripeto: le richieste di un neonato
non sono mai sbagliate.
Rispondere alle richieste di un neonato è sempre sano.
Il difficile può essere capire cosa sta chiedendo.
Ma a tentativi col passare dei mesi ci si riesce quasi sempre.
Bisogna accettare di entrare nel loro mondo
fatto di nessi, di immagini, di sensazioni, ...
di sogni, di dolori, di sorrisi, ...








mercoledì 25 gennaio 2012

Appunti 12


Ancora appunti ...
forse riuscirò a mettermi in pari.
Scrivo di notte come sempre
e non riesco a mettere tutti i dettagli di forma e di contenuto che vorrei.
Però i pensieri sono li.

"Ahhohh" ... "Nghé" ...
Il loro imparare a produrre dei suoni con la voce.
La curiosità, la voglia, la gioia, l'interesse, l'impegno,
che ci mettono.
La timidezza. L'eccitazione.
La felicità quando ci riescono,
l'attenzione quando ascoltano.
I sorrisi quando festeggiano le loro stesse conquiste.
Tutto questo è tra le cose più belle
che sono venute fuori fin'ora.
Mi emoziona profondamente.



Caos.
Continuavo a cercare di uscire dal caos.
Dal caos prodotto dai bimbi.
Continuavo a cercare un percorso lineare
in cui si capisce tutto quello che sta succedendo.
Immaginavo che una volta raggiunto
tale stato di calma
e una volta raggiunto un processo lineare di crescita
avrei potuto godermi i bimbi a pieno.
Avrei vissuto a pieno il loro essere bimbi.

Poi piano piano ho accettato che non era possibile.
Ho accettato di essere più elastico,
meno lineare, meno razionale,
meno esigente con me e con loro,
più disposto ad accettare la casualità ed il caos.
E mi sembrava di stare rinunciando alla
possibilità di godermi a pieno quello che loro sono.

Poi d'un tratto mi sono reso conto
di una ovvietà.
Nell'apparente caos, nell'apparente casualità,
nei processi a noi non comprensibili
ci sono i bimbi per quello che sono davvero
e nell'accettare tutto ciò
me li stavo già godendo per i bimbetti che sono.
Ci stavo già dentro.



Molto diversi. "Ahhohh" anche io.

E' ovvio ed evidente ormai.
Ma voglio ridirlo.
Luca e Linda sono molto diversi.
Come aspetto, basta vedere le foto.
Come comportamenti.
Questa estrema diversità tra di loro
rende le cose molto interessanti.
Questa estrema diversità è divertente e stimolante per noi.
Ed è molto stimolante per loro.


Recentemente Luca ha imparato
a ripetere "ahhohh" e "nnghè".
Linda sembrava disinteressata all'inizio.
Poi ha iniziato ad ascoltare incuriosità e perplessa.
Un po' di nascosto.
Poi ieri,
senza preavviso,
in una pausa del biberon,
se n'è uscita anche lei con un chiaro "Ahhohhh !!!".



Pianto ed ansimare.
Il pianto e l'ansimare di un bimbo
riescono in certi momenti
a trasmettere un forte stato di ansia.
Bisogna davvero sentirsi tranquilli e puliti
per evitare di diventare ansiosi
difronte ad un bimbo che piange.

Quando Luca piagnucola
perché non riesce a dormire
mi diventa impossibile scrivere.

Senza più volermene.
Sento che non posso più volermene per qualunque mio errore del passato.
Sento che non c'è nulla di cui dovrei vergognarmi.
Perché il passato è diventato passato.
E' un ricordo.
E' andato via.
Non può tornare adesso che tutto è cambiato.

Il passato è passato.
Come è normale che sia.

Ai dinosauri.
Ai professorei che sono rimasti al 1800
come modo di fare scuola
e come modo di pensare i bambini ed i ragazzi.
Ai professori che negano che
una scuola diversa sia possibile,
che negano che una scuola migliore sia possibile,
dico che dietro a chi pensa il contrario
c'è ricerca, c'è sperimentazione, ci sono risultati.
Ai professori dinosauri
dico che stanno per estinguersi.

Dimensioni.
Ho fatto molte foto ai bimbi in questi mesi.
Ultimamente un po' meno
perché la luce è peggiore ed è diventato più difficile trovare i momenti adatti.



- La fotografia mette in due dimensioni il nostro mondo a tre dimensioni.

Per fare una buona foto
bisogna scegliere qualcosa che si presti ad essere messo in due dimensioni.
Bisogna scegliere l'angolazione giusta dalla quale
il soggetto fotografato si presta ad essere appiattito meglio,
ossia in maniera più armonica.
Bisogna allinearsi con i naturali assi e piani di simmetria dell'oggetto.

Ci vuole poi uno sfondo pulito che non confonda la lettura
del soggetto in primo piano e ci vuole una buona luce.

- I bimbi (e gli animali in genere) sono in grado di percorrere il processo inverso:
vedono immagini bidimensionali e ne interpretano gli oggetti rappresentati
come oggetti tridimensionali.
E' un processo per nulla banale che
richiede ai piccoli vari mesi per essere affinato.
In questo momento per Linda e Luca
questa capacità di interpretazione del mondo
sembra molto migliorata.

- Simultaneamente c'è qualcos'altro che diventa sempre più tridimensionale.

Se vediamo un volto possiamo
in primissima istanza approssimarlo con il triangolo
formato dagli occhi e dalla bocca come vertici.
E' grazie a queste caratteristiche fondamentali che
i bimbi iniziano a riconoscere i volti.
Il triangolo è un oggetto bidimensionale.
Ma ben presto il triangolo diventa un tetraedro (ossia una piramide a base triangolare),
in uno spazio tridimensionale,
grazie al fatto che la mente
costituisce ben presto per i bimbi
un quarto vertice non visibile ma intuito.

- Un processo simile da due dimensioni a tre dimensioni
avviene tra contatto di pelle ed ascolto della voce.
Per molte settimane da parte dei bimbi
la percezione del mondo avviene in gran misura
grazie al contatto di pelle, o attraverso i vestiti.
Poi piano piano il corpo di chi li accudisce
acquista volume
via via che i bimbi affinano la capacità di ascoltare
con precisione la voce e le parole.

Credo ci sia ancora molto spazio
per ragionare dietro a questi processi
e che farlo potrebbe essere molto interessante.

Pavlov sono loro.
Luigi mi ha fatto osservare che
nell'accudimento dei bimbi
le teorie di Pavlov sono perfettamente esatte
ed applicabili.
I bimbi giocano il ruolo di pavlov
ed io e Maria Carla siamo quelli che vengono
sempre più sottoposti all'apprendimento di riflessi condizionati.
Ad ogni tipo di pianto abbiamo
imparato ad associare la risposta esatta
ed a farlo nel minor tempo possibile.

Per Linda, quella grande.
Linda quella grande è appassionata di neonatologia.
Seriamente appassionata.
Allora io l'anno scorso avevo suggerito
di interpretare il suo nome LINDA come sigla:
Linda Imparerà Neonatologia Da Adulta.
Giocando con questa idea avevamo fatto anche GUZMAN:
Guzman Usa Zuccherosi Metodi Alternativi Nuovi.

In 4.
A volte mi rendo conto
che tutt'a un tratto siamo QUATTRO.
Con le gioie, i problemi e le difficoltà
di quattro persone
che devono vivere, mangiare, dormire, passeggiare ...
fare tutto insieme.

Tempesta.
Ci sono stati periodi, e forse ci saranno ancora,
di tempeste ormonali e tempeste umorali.
Di paure profonde, di preoccupazioni.
Momenti in cui uno si rende conto
dell'enorme responsabilità:
la loro crescita, il loro sviluppo,
il loro benessere psichico,
la loro stessa vita ... nelle nostre mani.


Fare la mamma.
Con questo fatto che sono gemelli
ho avuto modo di fare in qualche modo la mamma.
Faccio tutto a casa per i bimbi.
Ventiquattt'ore su ventiquattro.
Tranne allattare al seno ovviamente.
E, sarà anche il fatto che sono un uomo,
ma non credo che sia per quello,
devo dire che fare la mamma è un mestiere
davvero impegnativo.
Devo dire brave alle donne che riescono
a essere buone mamme.

Ruolo del padre.
In qualche modo sta emergendo piano piano
anche il mio ruolo di padre.
Non mi è ben chiaro ancora cosa e come sarà
questo ruolo, ma avverto che sta emergendo.
Lo avverto quando Luca e Linda
mi riconoscono come colui atto a mostrare loro
la casa ed il mondo ...
Mi chiedo cosa diventerà questo ruolo ...


Negretta.
Linda, a me, sembra una negretta o forse una scimmietta.
Scura di capelli, pelle ed occhi.
Con una certa peluria sulla schiena.
Mi piace questo fatto.

Insisto.
Avverto che il mondo dei bimbi
è un mondo che viene percepito come troppo lontano e troppo sconosciuto
dalla nostra cultura.
C'è sempre l'idea che i bimbi
piano piano devono adeguarsi al mondo ed ai pensieri degli adulti.
A me piace provare in tutti i modi
ad essere io a dovermi adeguare al loro mondo.
Ai loro pensieri oltre che alle loro richieste ed esigenze.

Se fossi perfettamente sano.
In passato mi capitava
di pensare "se fossi perfettamente sano dal punto di vista psichico,
in questa situazione farei così". E poi non riuscivo a farlo.
Adesso penso ... "beh ... se farei così ... allora facciamolo".

Difesa.
Continuiamo, io e Maria Carla,
ad avvertire il nostro ruolo di leoni riguardo alla difesa ai bimbi.
Forse siamo iper-protettivi,
ma quando avvertiamo interferenze che non ci piacciono
viene ancora fuori il leone.

martedì 24 gennaio 2012

Socialità e vocalizzazione


In questo periodo Luca e Linda sono interessati dalla socializzazione
e dalla vocalizzazione.
Quando capita l'occasione gli piace a tutti e due
stare in braccio ad amici ed osservare volti nuovi.
Luca ha anche scoperto un gran metodo per interagire
con le persone nuove: giocare a ripetere "ahhohh" oppure "nnnghè".
E' diventato bravo.

La registrazione è di qualche giorno fa.
Alzate il volume.



Eccolo mentre interagisce con il mio amico Giacomo:


lunedì 23 gennaio 2012

Non si parla dei pensieri

Ci sono libri.
Ci sono incontri.
Ci sono trucchi.
Ci sono soluzioni.
Ci sono attrezzature di ogni tipo.
C'è tutto in giro per i bambini piccoli.
Tutto dal punto di vista materiale
o al limite dal punto di vista fisiologico.
Ma.

Ma non si parla dei pensieri.
Non si parla dei pensieri dei bimbi piccoli.
Non si raccontano le dinamiche che avvengono nella loro mente.
Non si interpretano gli effetti delle dinamiche che avvengono nella loro mente.

Questa è la mia sensazione.
Non si parla in giro dei pensieri dei bambini.
Non li si conosce.
Non si sanno interpretare.

E perché?

Per due motivi:
- c'è una diffusa cultura che dà valore di pensiero
solo al pensiero verbale dal quale restano esclusi i pensieri dei bimbini piccoli.
- c'è una diffusa cultura che dice che il dentro degli uomini,
a lasciarlo libero, è pericoloso e che esseri umani si diventa davvero
solo quando arriva la ragione a contenere il mostro (vedi post precedente).

Brutta cultura. Davvero brutta.

E quando uno ha a che fare con i bambini piccoli
si sente solo e sperduto perché
in giro non è diffusa, anche se esiste,
una precisa teoria sull'insorgere della realtà psichica negli esseri umani
e sulle dinamiche psichiche dei bambini piccoli.

guzman.



Ciao Giovanna,
grazie per il tuo commento di ieri.



domenica 22 gennaio 2012

Il Colombre

Ho parlato più volte di questa storia del "mostro".
Oggi che non ho foto
voglio ritornare a parlare del mostro ...
perché è importante, quando si ha a che fare con i bambini,
avere delle idee precise su quello che è la realtà umana.
Ne parlerò in una serie di post.
_______________________________



Dicono in molti che dentro agli uomini c'è un mostro.
Dicono in molti che dalle profondità sconosciute degli uomini risalgono solo mostri.
Sono mille, due mila anni che in molti sono convinti che il dentro sconosciuto degli uomini sia mostruoso.
Che a lasciare gli uomini liberi viene fuori solo malvagità, cattiveria, distruzione.

Il dentro degli uomini è un mare immenso.
Il dentro degli uomini è un mare profondo.
Il dentro degli uomini è un mare quasi sempre sconosciuto.

E nessuno è mai andato a vedere cosa c'è.
Nessuno, o quasi, ha mai lasciato emergere il dentro profondo per vedere se è vero che ci sono solo mostri.
Nessuno, o quasi, ha mai avuto il coraggio di affrontare il dentro oscuro e scoprire come è fatto.

"C'è un mostro"
"Non si può affrontare"
"C'è solo la malvagità e la follia"
In fondo al mare del complesso animo umano c'è il colombre.

Ed il colombre, il mostro delle profondità marine, cercava di emergere.
Di dire la sua.
Di venire fuori a raccontare una storia diversa.
Di portare su dalle profondità dello sconosciuto dentro degli uomini, la calma e la gioia di vivere.

Il colombre mostruoso insegue gli uomini nella speranza di consegnare la perla più bella.
La perla delle perle.
La perla del benessere psichico.

Ma le dicerie millenarie,
dicevano ancora che il dentro degli uonmini è malato.
Che il dentro degli uomini è solo malattia.
Che il dentro degli uomini va represso.
Che il dentro dei ragazzi è solo caos se si prova ad affrontarlo.

Stefano, personaggio di una storia di Buzzati, diventato vecchio, affronta il colombre.
Glielo deve.
Deve rispondere in qualche modo all'ostinazione del colombre che l'ha seguito per 50 anni.
Che ha provato a raggiungerlo per 50 anni.

E quando finalmente lo affronta,
scopre troppo tardi che il colombre mostruoso ...

Non era malvagio.



guzman.

__________

Il colombre é una breve storia di Dino Buzzati.
Io trovo che si tratti di una storia bellissima
(chi non la conoscesse la trova nel link).

___________


Devo molto di quello che sono e del mio modo di pensare la scuola e gli esseri umani
ad un mio professore di filosofia, del quale sono poi diventato molto amico.
Ciao Fulvio.

guzman.

sabato 21 gennaio 2012

Appunti 11

In questi giorni è più difficile fare foto e scrivere.
I bimbi riescono molto difficilmente a dormire da soli
ed hanno ridotto la durata delle poppate al seno,
per cui sono rari i momenti in cui posso stare al computer.

Comunque sia, le cose vanno bene,
è tornata la calma pare dopo alcuni giorni di agitazione
di cui raccontavo nell'ultimo post.

Se non sarò interrotto proverò a scrivere una serie di appunti.
Non avrò probabilmente il tempo di scriverli nella bella forma che vorrei.

Linda con la penna, 16 Novembre

Luca con la penna, 21 Gennaio

Pavlov.
Come saprete Pavlov ha studiato il condizionamento degli animali
ed i riflessi condizionati.
Pavlov per altro era un matematico in realtà come formazione
ed odiava la psicologia.
Ora, per dirla tutta, io sto odiando Pavlov.
Giustissime le cose che dice. Interessantissime. Non dico di no.
Perfette per ammaestrare un cane.
Ma non sopporto il pensiero di vedere affiorare meccanismi pavloviani
nell'accudimento dei bimbi.
Mi piacerebbe pensare che i bimbi sono guidati da pensieri, affetti, pulsioni
e non banalmente da riflessi condizionati appresi.
Se l'accudimento dei bimbi ed il loro sviluppo
fosse strettamente legato ai riflessi condizionati
allora tutto diventerebbe per me un campo minato.
Perché tutto quello che uno fa,
tutto i meccanismi ripetitivi che uno crea involontariamente,
finirebbero per creare dei riflessi condizionati nei bimbi
che avrebbero più valore di qualunque altro insegnamento
che uno cerca di proporre.

Voglio ancora pensare che negli esseri umani
il pensiero autonomo e l'identità personale
fanno la differenza e che perciò
più che Pavlov conta il rapporto.


La scuola mi ha un po' allenato.
Da vari anni ormai insegno a scuola.
Ed ho imparato che i progressi nei ragazzi sono lenti.
Ho imparato che bisogna investire molto e seminare molto
e poi, con estrema calma, vedere se nasce qualche frutto.
In questo la scuola mi aveva un po' allenato
alle dinamiche di rapporto e di crescita con i bimbi.
Tuttavia con Linda e Luca
avverto ancora di più la necessita di investire molto
ed aspettare con ancora più calma.
Credo che se non avessi avuto l'allenamento della scuola
sarebbe stata ancora più dura.
Sono contento che tutto l'impegno ed il lavoro fatto a scuola
abbiano un valore anche adesso per me.

Apprendere nel caos.
Dalla scuola ho imparato anche che l'apprendimento
e la crescita seguono strade tutt'altro che lineari.
I bambini apprendono nel caos.
Anche laddove gli stimoli non sono chiari e puliti,
anche laddove lo stimolo non è isolato,
anzi proprio in tali condizioni,
i bambini massimizzano il loro apprendimento.
Siamo noi adulti che abbiamo bisogno di isolare gli stimoli,
separare le variabili, per farci un'idea precisa
e quantificare l'apprendimento.
Se rinunciamo all'idea balorda di quantificare l'apprendimento
ed all'idea balorda di dare voti,
i bambini imparano molto di più.

Tamagochi.
Talvolta camminando per strada penso
alle cose da fare, alle scelte da prendere,
alle mosse giuste da eseguire.
Talvolta rischio di viverla troppo come
un tamagochi.
Per fortuna adesso questa sensazione sta passando.

Elasticità.
La sensazione di avere a che fare solo con meccanismi
di riflessi condizionati pavloviani sta passando.
La sensazione del tamagochi sta passando.
E' arrivata una maggiore capacità di recuperare energie psichiche e fisiche.
E soprattutto è arrivata una maggiore elasticità.
Ci siamo resi conto che non è possibile
cercare di fare tutto senza nessun errore,
cercare di fare tutto senza farli mai piangere,
e prendersi la colpa per ogni piccolo pianto dei bimbi.
E' arrivata, per forza di cose,
la sensazione forte che dobbiamo essere un po'
più elastici ed un po' più tranquilli
nel giudicare noi stessi.
In questo modo ci guadagnamo come calma,
rilassatezza e nel rapporto con i bimbi.

Storie vecchie.
Finché non c'erano i bimbi,
un milione di storie vecchie continuavano a ripetersi nella mia vita.
Non riuscivo a scrollarmi di dosso tanti modi di fare
e tanti rapporti che non mi piacevano
ma dai quali non sapevo separarmi per mie paure e bisogni.
Adesso che ci sono i bimbi
tutte le storie vecchie sono ormai storie lontane.
Non solo, molti modi di fare 
di cui non mi ero accorto in precedenza 
sono diventati adesso storie vecchie e superate.
Grazie bimbi.

Momenti di stacco.
Quando capita, raramente, di essere lontano dai due bimbi,
o anche lontano da uno solo dei due,
sento che mi si attiva la mente
con milioni di nuovi pensieri.

Disegni in collaborazione dell'anno scorso.
L'anno scorso abbiamo fatto più di 700 disegni in collaborazione in rete
con alcuni ragazzi della Prima F.
Linda (di scuola), appassionata di neonatologia,
aveva disegnato anche vari bimbi piccoli
anche dopo la notizia che Maria Carla era incinta:
bambino in pancia, disegno di Linda (qualla grande)
disegno di Linda in stile Anne Geddes ...

Disegno mio e di Linda ...
che non c'entra con i bimbi ...

Sono stato interrotto continuerò la prossima volta ....